I rondoni, le rondini e i balestrucci potremmo definirli tra i più importanti ed efficienti “insetticidi naturali”, fondamentali non solo per gli equilibri biologici ma anche per la difesa della salute umana.
Si pensi che una coppia di questi uccelli, come evidenziato da studi scientifici pregressi, ricopre un importante e significativo ruolo ecologico, in quanto è in grado di predare, ogni giorno, circa 6000 insetti e la loro capacità di cattura raggiunge la quantità di circa 20.000 insetti al giorno (insetti molesti quali zanzare e mosche, ma anche alcuni parassiti degli alberi da frutto) durante la stagione riproduttiva.

Bird Life International”, un’associazione globale di organizzazioni che si occupano dell’avifauna, pare abbia inserito rondini ed affini tra le specie considerate minacciate a livello continentale, in quanto in declino e dunque prioritarie per la conservazione (Species of European Conservation Concern, SPEC).

Le famiglie Apodidae e Hirundinidae, a norma della L. n. 157/1992, relativa alla protezione omeoterma ed al prelievo venatorio, a norma della direttiva n. 92/43 CEE (Habitat) del 21.05.1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatica, vista, altresì, la Convenzione Internazionale di Berna, decisione 82/72/CEE del Consiglio del 03.12.1981, relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa ed in particolare delle specie migratorie e degli habitat da loro frequentati, sono protette su tutto il territorio nazionale, con divieto di uccisione degli individui adulti e la distruzione di nidi, uova e nidiacei.

Un altro buon esempio ci viene dato dall’ordinanza n.384 dd.15.07.2011, della città di Fiumicino (Roma), che riporta delle regole efficaci, efficienti e degne di attenzione, ai fini di un adeguato aiuto alla conservazione delle suindicate specie aviarie.

Le diverse sottospecie del rondone (Apus apus), arrivano nel nostro Paese dalle loro aree di svernamento del continente africano, intorno alla metà di aprile, a seconda delle condizioni climatiche, per poi nidificare e ripartire intorno alla fine di agosto, mentre gli appartenenti alla famiglia Hirundinidae, (vari tipi di rondini e balestrucci), se la stagione primaverile è calda e ricca di insetti, possono essere avvistati già alla fine di marzo. Essi saranno gli ultimi a ripartire, dopo i rondoni, soprattutto se la stagione estiva si protrae ed è prodiga di insetti.

Pubblicato sul periodico “La Fonte” (aprile 2006 e marzo 2007) autrice Angela Damiano -Lipu Molise- ci è piaciuto riportare l’articolo, in modo quasi integrale, perchè sembra esporre, in maniera sintetica e comprensibile al pubblico, le caratteristiche e l’habitat che differenziano le tre tipologie di uccelli migratori più comuni da incontrare sotto i tetti delle nelle nostre città e nelle campagne circostanti, appartenenti, comunque, alla stessa nicchia ecologica

http://www.lipumolise.altervista.org/index_file/Page3794.htm (29.10.2010)

““E ho osservato che ove questi uccelli fanno il loro nido e figliano, l’aria intorno è più dolce e più leggera” scrisse William Shakespeare in Macbeth riferendosi al balestruccio (Delichon urbica) e ancora “Non v’è sporgenza, fregio, contrafforte, o cantuccio che appena sembri adatto, dove l’uccello non abbia intessuto con grande amore il suo pendulo letto e n’abbia fatto una feconda culla”.
Un tempo più diffuso, questo piccolo uccelletto simile alla rondine e comunemente confuso con essa, oggi è divenuto sempre più raro sia per il massiccio impiego di pesticidi ed insetticidi (che incide sulla disponibilità di insetti volanti dei quali si nutre) e sia per i cambiamenti che vengono apportati con le ristrutturazioni e le costruzioni dei nuovi edifici. Questa specie, infatti, a differenza della rondine costruisce il suo nido nei centri abitati sotto i cornicioni dei tetti, sotto balconi o grondaie. Il suo nido a forma di coppa è una piccola opera d’arte, che viene rioccupata ogni anno con l’arrivo della primavera quando lasciano i paesi dove hanno trascorso l’inverno (Africa a sud del Sahara) per tornare nei luoghi di nidificazione. Costruire o riparare il nido è abbastanza difficile: i balestrucci trasportano con il becco palline di fango che vengono sovrapposte e pressate come fossero dei piccoli mattoni e per passare allo strato successivo dovranno aspettare che tutto si asciughi per bene. Per completare il nido occorreranno circa 2800 “mattoncini” e quindi altrettanti viaggi di andata e ritorno verso il “fornitore” (pozze d’acqua, stagni, paludi, fiumi, strade di campagna) ma non lasciamoci spaventare dai numeri… i nostri bravissimi costruttori finiranno i lavori in soli 14 giorni. Negli ultimi anni la nidificazione del balestruccio è diventata sempre più difficoltosa a causa del diffondersi del cemento, che priva il nido di sufficienti punti di ancoraggio dati da superfici più ruvide ed imperfette, e dall’asfalto che impedisce la formazione del fango e quindi limitando la quantità di materia prima disponibile. Per ovviare a questo inconveniente esistono in commercio nidi artificiali adatti a questa specie e che installati opportunamente potranno essere occupati da questi simpatici inquilini (www.lipu.it). Riconoscere questa specie non è difficile; sia il maschio che la femmina hanno la parte superiore del corpo di colore nero, particolarmente brillante alla luce del sole, e la parte inferiore bianchissima (collo, gola e ventre) con zampe e piedi corti ricoperti da piume bianche.
La rondine (Hirundo rustica), invece, non frequenta i centri abitati, vive soprattutto nelle campagne, possiede una coda biforcuta più lunga e la gola rossiccia. Accompagnata da tante leggende e false credenze è una grande alleata dell’uomo essendo un fantastico “insetticida naturale”: riesce a mangiare 170 grammi al giorno di insetti di cui ben il 90% sono mosche e zanzare. Le rondini sono abilissime volatrici ma possono anche posarsi al suolo e riprendere il volo senza nessuna difficoltà. Quando vola può sembrare completamente nera ma, invece, possiede riflessi bluastri. Nidifica negli edifici rurali (stalle, capanni) costruendo il suo nido di fango e paglia oppure riparando quello dell’anno precedente. Oggi è una specie fortemente minacciata di estinzione; dagli anni ’80 abbiamo perso circa il 65% della popolazione, a causa dell’abbandono delle pratiche tradizionali di allevamento, della scomparsa di edifici e stalle tradizionali, dell’agricoltura intensiva e dell’uso massiccio di prodotti chimici (pesticidi, ecc.) oltre che alla illegale distruzione dei loro nidi.
Mentre il sole incomincia a riscaldare il suolo freddo e le giornate si fanno più lunghe, un secondo simpatico inquilino potrebbe scegliere il nostro tetto per nidificare: il rondone (Apus apus). Dopo aver viaggiato per quasi 10.000 chilometri, questo abile volatore ritorna negli stessi luoghi di nidificazione dell’anno precedente riutilizzando gli stessi fori o le stesse piccole cavità in prossimità dei tetti o sotto le tegole a forma di coppo per allevare i suoi 2-4 piccoli. Sono talmente legati alla loro “casa estiva” che sono stati osservati mentre sbattevano con violenza cercando di entrare in una cavità che era stata chiusa. Questa specie è una delle poche al mondo che è perfettamente adattata a trascorrere tutta la vita in volo: mangia, dorme, beve e si accoppia in volo !
Riesce a raggiungere persino i 3000 metri di altezza per inseguire gli insetti di cui si nutre. Se vi è sufficiente spazio e cavità, i rondoni formano delle vere e proprie colonie dove i giovani immaturi si mescolano alle vere coppie aiutandoli a portare il cibo ai piccoli e usando la cavità del nido per rifugiarsi dalle intemperie. Dal momento in cui spiccano il loro primo volo i giovani dovranno attendere tre-quattro anni per raggiungere la maturità sessuale e riprodursi. Questa specie si distingue dalle due precedenti per la colorazione nera e la gola bianca, ma ha in comune sia l’alimentazione (completamente insettivora) e sia le cause che ne minacciano l’estinzione (uso di pesticidi, distruzione e modifica dei luoghi di nidificazione, modifica e trasformazione degli habitat di nidificazione e svernamento)”

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